Lanciato nel 2018, Aave si è rapidamente affermato come uno dei protocolli DeFi più innovativi. La piattaforma consente prestiti senza intermediari e supporta anche soluzioni layer 2 su Ethereum come Base e Arbitrum. Inoltre, ha lanciato anche una sua stablecoin algoritmica chiamata GHO, simile a DAI.
La scorsa settimana il protocollo DeFi ha annunciato una proposta per modificare le modalità di pagamento delle gas fees di GHO. I trasferimenti della stablecoin prevedono una fee, dato che opera su un ledger pubblico, ma non è fissa e varia in base alla domanda.
GHO di Aave: Una risposta alle oscillazioni delle gas fees
Aave ha dichiarato in un post su X che intende introdurre un nuovo sistema per permettere agli utenti di pagare le gas fees con GHO, anziché con ETH come avviene ora, in modo da stabilizzarne il prezzo.
Per raggiungere questo obiettivo, il team utilizzerà il proprio bridge nativo come pool di liquidità durante il minting di GHO. I bridge però possono essere vulnerabili agli hack, quindi è essenziale che non abbiano punti deboli. Il framework includerà infatti misure di sicurezza avanzate e una gestione della liquidità ottimizzata, rendendole parti fondamentali dell’infrastruttura di base.
La prima piattaforma che utilizzerà GHO come gas fees sarà Lens Chain, una soluzione L2 su Ethereum, ideale per testare questa proposta grazie all’uso dei rollup, che accelerano l’elaborazione delle transazioni e riducono i costi.
Se la stablecoin venisse effettivamente adottata, gli utenti trarrebbero molti vantaggi, dato che i costi delle transazioni sarebbero più prevedibili.
Oltre a questo sviluppo, Aave sta continuando ad espandersi. I dati on-chain mostrano che solo nell’ultimo anno sono stati trasferiti nel protocollo asset per un valore di oltre 20 miliardi di dollari.
Secondo i dati della piattaforma DeFiLlama, il protocollo ha un Total Value Locked (TVL) di oltre 19 miliardi di dollari, con la maggior parte degli asset bloccati su Ethereum.
Ethereum Foundation trasferisce 30.000 ETH a Aave
La secondo crypto per market cap sta continuando a scambiare intorno al livello di 2.700 dollari. Per alleviare la pressione sull’asset, Ethereum Foundation ha trasferito oltre 30.000 ETH al protocollo di lending Aave.
Di questi, 20.800 ETH (55 milioni di dollari) sono stati depositati nel mercato di Aave, mentre 10.000 ETH (26 milioni di dollari) sono stati assegnati ad Aave Prime.
L’organizzazione ha scelto di prestare una parte dei suoi milioni di ETH dopo che l’asset è sceso sotto i 3.000 dollari. Il timore è che possa continuare a scendere, o peggio perdere la soglia dei 2.000 dollari.
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Da diversi mesi Ethereum Foundation è criticata per aver contribuito ad accelerare la svendita di Ethereum, frenando il movimento al rialzo. L’anno scorso, infatti, ha venduto migliaia di token per coprire i costi operativi.
In risposta alle critiche, che potrebbero anche comportare dei cambiamenti nella leadership, la fondazione sta cercando di adottare una nuova strategia. Invece di vendere direttamente l’asset, ha scelto di prestare una parte dei suoi ETH a piattaforme DeFi come Aave, con l’intento di generare rendimenti che possano contribuire a finanziare le operazioni della fondazione.
Ethereum Foundation ha trasferito ulteriori token ETH verso altri protocolli DeFi. In particolare, sono stati destinati altri 10.000 ETH (circa 26 milioni di dollari) a Spark, una piattaforma di lending affiliata a MakerDAO, e 4.200 ETH (pari a 11,2 milioni di dollari) sono stati allocati al pool di lending di Compound.
Distribuendo queste risorse tra diverse piattaforme di prestito DeFi, la Ethereum Foundation potrebbe generare un rendimento passivo di circa 1,5 milioni di dollari all’anno, con un tasso di interesse medio dell’1,5%.
Molti nella community di Ethereum hanno apprezzato questa decisioni. La vedono come un modo per dare solidità finanziaria alla fondazione senza mettere ulteriore pressione sulla vendita di ETH.
Intanto il token di governance di Aave, AAVE ha registrato un rimbalzo. Stamattina Aave sta scambiando al livello di 270 dollari, con un rialzo del 7%, mentre in quello settimanale ha accumulato una crescita del 9%. Nel grafico mensile è ancora tinto di rosso con una perdita del 13%.
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Il livello di supporto rimane sopra la soglia dei 200 dollari. Una rottura sopra il livello di 275 dollari potrebbe spingere l’asset verso i massimi toccati lo scorso anno.
Aave non è l’unica piattaforma che sta cercando di ridurre le fees. Un’altra iniziativa da tenere d’occhio è Solaxy, il primo Layer 2 sulla chain di Solana, che mira a migliorare ulteriormente l’efficienza e la scalabilità del network.
Il nuovo L2 di Solaxy mira ad aumentare la velocità delle transazioni e a ridurre ulteriormente le gas fees. Ma non si ferma qui: affronta e risolve anche numerosi problemi che attualmente affliggono la blockchain di Solana durante i momenti di forte attività.
Occasionalmente Solana subisce dei rallentamenti, con alcune transazioni che rischiano di non essere completate con successo. Solaxy, grazie alla sua architettura rollup, riesce a migliorare la scalabilità e ridurre il carico sulla mainnet, garantendo un’esperienza utente molto più fluida e veloce.
Solaxy ha anche lanciato il suo token nativo, $SOLX, che alimenta le transazioni e operazioni all’interno della piattaforma. La sua compatibilità con le blockchain di Solana ed Ethereum lo rende una soluzione multi-chain ideale per gli utenti che utilizzano i due ecosistemi. Il progetto è in fase di prevendita. Finora ha raccolto 21 milioni di dollari.
Gli investitori possono già mettere in staking il token per guadagnare un rendimento percentuale annuo (APY) del 186%.
Conclusione
Solaxy si sta facendo strada come una soluzione innovativa che punta a risolvere le sfide di scalabilità e prestazioni su Solana. Detto questo, ricordiamo che il mercato è volatile, quindi è fondamentare fare sempre le proprie ricerche. Questo articolo è a scopo puramente informativo e non deve essere considerato una consulenza finanziaria.